speciale 8 Marzo – Circolo Culturale Le Voci della Luna – Sasso Marconi Bologna – Quadrimestrale di informazione e Cultura Letteraria e Artistica

Eloisa Guidarelli: nel segno di Cassandra

Artivismo e diritti umani  

“E’ responsabilità del poeta essere donna tenere d’occhio

 il mondo e gridare come Cassandra, ma per essere

 ascoltata questa volta.”

Gace Paley

La poesia ecofemminista e l’artivismo possono salvarci, possono sensibilizzare e sensibilizzarci per ascolti e sguardi più attenti , possono fornire la compassione necessaria a “non arrendersi davanti al disastro imminente nella catastrofe” così nell’editoriale del nostro numero 83 introducemmo un neologismo accademico, utile anche alle nostre escursioni nel campo dell’arte sociale.

Continuiamo a chiederci, ormai da molti anni e alla maniera di Alfredo Jaar (nostro numero 62), se l’arte, la poesia possano essere utili;

continuiamo a chiederci come promuovere l’ascolto di quel grido che è denuncia in un “segno”.

Presentiamo in questo numero l’arte di Eloisa Guidarelli, artista poliedrica e particolarmente vicina alle nostre tematiche.

Un segno a difesa e promozione dei diritti umani, delle minoranze, delle eque opportunità. Il segno di un’arte utile.

Di Marinella Polidori

MP La tua arte potente, è un grido che è insieme denuncia e ribellione. Arte come impegno, presa di posizione e militanza, artivismo. Puoi raccontarci del tuo percorso di formazione?

“Artivismo” è un termine molto bello. Io non vengo da un’Accademia di Belle Arti e neppure da un liceo artistico, i miei studi sono stati di grafica pubblicitaria e successivamente ho frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica, e persino questi studi così apparentemente distanti mi sono stati utili, ogni vissuto lo diventa, la pittura stessa ti insegna quello che non sai della pittura, è chiaramente un percorso più duro, nel senso che devi lavorare molto perché fai le tue scoperte pittoriche senza maestri, a volte ti esalti per quello che per altri che vengono da un’accademia specifica può sembrare la scoperta dell’acqua calda, ma ci sono pro e contro a non venire da un’accademia specifica, i contro sono che devi lavorare di più, come dovessi metterti in pari, che non hai un maestro che ti spieghi questa o quella tecnica in un pomeriggio, e magari tu ci metti mesi o anni, i vantaggi secondo me sono quelli di un’esplorazione personale senza alcuna influenza, in totale libertà, dove il tuo stile può svilupparsi, dove puoi prenderti i tuoi tempi e fare quelle stesse scoperte, nella totale casualità, e sei felice come un bambino, ti entusiasmi, prendi coraggio e fiducia in te stesso, proprio perché raggiungi quegli obiettivi da solo, non importa in quanto tempo, perché in ogni dipinto si impara qualcosa di nuovo e questo sempre, il fascino della pittura è che sai quando cominci la tua ricerca ma quella ricerca non ha mai fine a meno che tu non smetta di dipingere, sei in continua evoluzione, la tua pittura si evolve, cresce, fa passi indietro per poi fartene fare dieci avanti, subisce crisi, battute d’arresto, dalle quali si esce spesso rafforzati o con un cambiamento importante e netto, la pittura stessa credo che sia il più grande maestro che si possa avere, senza nulla togliere ai grandi maestri.

MP Sei anche drammaturga, attrice e, in questa tua poliedricità, collabori con altri artisti e contamini il tuo linguaggio espressivo. C’è in questo tuo modo di “andare oltre” la volontà di misurarsi con i propri limiti, credere nella forza di un’azione collettiva o cos’altro?

In pittura  non devi avere limiti, devi essere libera, devi predisporti ad essere vera, sincera, anzitutto con te stessa, la pittura è libertà, più che una sfida con se stessi, è una crescita che avviene tramite una profonda esplorazione di sé, perché sì, incontri sempre ostacoli, ci sarà sempre il dipinto che ti mette in crisi, quello che ti sembra di non riconoscere, ma troverai una soluzione, la troverai per forza perché non ti accontenterai mai di ciò che non riconosci come tuo, serve molta costanza, ma un’altra cosa senza la quale non si potrebbe creare è la curiosità, un pittore, una pittrice devono essere curiosi, nei confronti degli altri, della vita, della natura,  chi dipinge deve essere empatico, deve sentire, sapere ascoltare e non solo guardare ma sapere “vedere” ed è per questo che con la pittura non si può mentire, neppure a se stessi, è come avere tutti i sensi estremamente sviluppati e una pelle sottilissima, ipersensibile al dolore, alla gioia e probabilmente anche piena di ferite. Si dipinge spesso con quelle, si dipinge con il dolore, con il lutto, con la rabbia, con la gioia, con l’amore, occorre tutto, se vogliamo comunicare sentimenti e se ci riusciamo è perché li proviamo, li conosciamo, per questo anche l’Accademia d’Arte Drammatica mi ha aiutata, anche una pittrice entra in ciò che dipinge, come l’attrice fa con un personaggio se lo vuole interpretare, quindi dipingere per andare oltre sì, questo è dipingere per me, andare sempre oltre. Dipingere è avere a che fare con un lavoro infinito, tu crei un’opera, un oggetto finito, ma l’atto di dipingere non ha fine, non si arriva da nessuna parte si parte solo, sei sempre in viaggio. La tua creazione si ferma perché noi abbiamo un tempo, siamo mortali, non la creazione, non l’arte, ne’ la pittura lo sono. Quindi siamo mortali che abbiamo a che fare con una materia che di per sé è immortale, verrebbe quasi da dire che noi siamo il mezzo con il quale la pittura crea. E invece si dice sempre l’opposto, che la pittura è il mezzo con il quale ci esprimiamo. La pittura resterà sempre più antica di noi e ognuno di noi è figlio di questa storia infinita. Un viaggio infinito e senza tempo, sospendere il tempo anche solo per l’atto creativo, è dipingere. Per arrivare a un’opera finita tu vivi l’infinito. Ogni dipinto finito è un infinito dell’atto creativo in sé. Staccarsi da tutto ma senza perdersi, anzi diventare tutto. Non ho una sfida con me stessa ma pretendo molto da me stessa, non mi accontento, mi entusiasmo delle mie scoperte ma se non sono contenta sono severa verso me stessa, la pittura mi ha dato tutto e mi ha chiesto tutto. Come fanno le grandi passioni. Attraverso la pittura che per me è comunicazione con gli altri, ho cercato, conosciuto altri artisti, credo che gli artisti da sempre abbiano bisogno degli artisti, c’è scambio, ispirazione, curiosità, contaminazione, stimoli reciproci e idee che nascono, progetti importanti, amicizie, e soprattutto un altro sta seguendo ed esplorando una strada che tu non hai scelto, e quindi è naturalmente sano esserne curiosi e persino affascinati. Credo che sia fondamentale il confronto, credo che sia necessario, è la nostra cultura. La nostra arte. Da soli non si è nessuno nell’arte come nelle rivoluzioni.

MP Il tuo segno è cambiato col tempo: i dipinti iniziali, di grandissimo impatto emotivo, usavano il colore per canalizzare energia e rabbia, col tempo hai tradotto in linee e colori un discorso facilmente interpretabile nella sua valenza politica. Un cambiamento di consapevolezza artistica, una scelta?

Una consapevolezza artistica, una scelta pittorica comunicativa, naturalmente è assolutamente normale che la tua pittura subisca trasformazioni ed evoluzioni continue, se non ci fosse mai cambiamento, sarebbe un pessimo segno, la pittura cresce con te, cresce nella tecniche e cambia e si trasforma anche a seconda del messaggio che vuoi mandare e persino a chi ti vuoi riferire, è comunicazione a tutti gli effetti e oggi l’immagine è anche il mezzo comunicativo più immediato che abbiamo, però quello che negli anni salta agli occhi nella mia pittura è proprio questo che hai notato, inizialmente il colore era predominante, per altro colori molto vivi, il tratto era molto istintivo e veloce, ma c’era nelle mie figure drammaticità, lotta ma anche molta speranza, riscatto. Oggi il segnale che voglio inviare è diverso, ci sono stati molti eventi drammatici, ho sentito il desiderio di esprimere questa minaccia attraverso il bianco e nero, quando uso il bianco e nero lo faccio spesso per esprimere fatti di alta drammaticità, o ridurre le figure a icone, a contrasti netti, sottolineo così l’urgenza del messaggio e non ho colori perché i fatti sono drammatici, così ho dipinto la Diaz, così ho dipinto gli ultimi fatti di Capua Vetere, delle archiviazioni sul carcere di S. Anna, alla stessa maniera sto trattando gli abusi di potere, le donne che protestano in Iran, in Bielorussia, in pratica molti dipinti dell’ultimo anno, del 2022 sono in bianco e nero, ma è una esigenza e scelta comunicativa, più forte e violenta ma necessaria, più grafica anche, a volte quasi cartellonistica, allo stesso tempo però, se prima la speranza era nel colore e non solo anche nella lotta stessa, nel non arrendersi, questi ultimi dipinti è come se volessero dire: “questo sta avvenendo, ora, adesso, questo è il tempo che io attraverso con la mia vita e non chiudo gli occhi, lo dipingo, lo mostro, perché ne faccio parte, è il mio periodo storico e io ci sono dentro, e sento e vedo tutto questo, non sono avulsa da ciò che mi circonda anche se avviene a mille chilometri o in altri paesi, è lo stesso tempo, siamo sotto la stessa luna, i diritti umani di uno sono quelli di tutti”, e questo è un concetto banale esattamente come dicono che anche il male sia banale. Eppure se capissimo questo saremmo anzitutto esseri umani e esseri umani felici, molto più forti. Invece facciamo le guerre. Questi ultimi dipinti comunicano un dramma conclamato, una urgenza, sono un messaggio e un appello alla speranza, c’è un’impotenza gridata, forse un monito ad agire, prima volevo raccontare il mondo, come un reporter, solo tramite la pittura, avevo le mie posizioni politiche, le ho sempre avute, ma lasciavo che il disegno raccontasse una verità, quello che fa un reporter, oggi sento che sono troppo coinvolta, oltre alla verità, questa pittura sembra fare una richiesta urgente, senza mezzi termini, il messaggio è più duro, meno morbido, come se avessi bisogno di essere diretta.

Tecnicamente in questo ultimo periodo uso molto il bianco e nero con leggere sfumature di colore in acquerello, sto cercando un volume, nella mia pittura precedente, giocavo e creavo prospettive molto forzate, quasi fino all’innaturale o anche innaturali, ora gioco sempre su prospettive, una cosa che faccio anche fotograficamente, quando presento un dipinto lo fotografo in ogni prospettiva, si anima, diventa cinema, e se ci pensi, quando tu vai a una mostra o osservi un dipinto alla parete a seconda di dove ti poni hai prospettive diverse di quel volto, di quel corpo o di quel paesaggio, non è sempre lo stesso dipinto, quando cambi il punto di vista, la luce, la prospettiva, hai tanti dipinti nello stesso dipinto. Dipingo con tutto, qualsiasi strumento oltre ai pennelli e molto anche con le dita, ultimamente sto trattando il dipinto come una scultura, spesso vado a togliere dopo avere aggiunto, fino a scoprire quell’essenziale che è esattamente quello che stavo cercando. E mi dico ma lo sto scolpendo non lo sto dipingendo.

MP Quali sono i temi che hai affrontato, quelli che ti stanno più a cuore e quelli che ritieni urgenti?

Ho cominciato dipingendo tematiche sociali, diritti umani, diritti negati, il desiderio di parlare per chi fosse senza voce, o in una situazione di impotenza, volevo dare voce ad abusi, soprusi, ma anche riscatto, speranza, dicevo “se non avessi pennelli avrei sampietrini” Quindi il senso era un senso di giustizia, di lotta, di non arresa, successivamente le donne sono state le protagoniste assolute della mia pittura, desideravo e ancora desidero rendere loro quel protagonismo che la storia ha sempre negato, la storia è stata sempre raccontata da un punto di vista maschile e si dice che la storia la raccontano, la scrivono i vincitori, ma i vincitori non sempre sono le persone migliori a volte sono solo le più prepotenti, la donna è sempre stata perseguitata nei secoli, uccisa quando voleva affermarsi o tentava di cambiare le cose, oggi cosa sta accadendo? Lo stesso. Le donne sono minacciate continuamente e il motivo è uno solo, si minaccia una persona della quale si ha paura e noi donne facciamo molta paura, quando alziamo la testa, quando ci affermiamo, quando sappiamo quanto valiamo. Almeno nella mia pittura avrei raccontato le donne, le avrei rese importanti, le avrei ascoltate, riscattate. Avrei reso giustizia attraverso la pittura a noi donne, dipingendole, facendole esistere, non in un racconto maschile, non come “spalle” o “compagne” di un uomo, ma da protagoniste, quando si dice “dietro un grande uomo c’è una grande donna”, come se si dicesse qualcosa di bello della donna, si sta dicendo in realtà che per quanto la donna sia grande, sta dietro all’uomo, è tutta la cultura che deve essere rivoluzionata, ogni luogo comune di una cultura al maschile, sessista. Le donne non sono la metà di qualcuno le donne sono persone complete, sono persone, lo sono anche senza figli e senza compagni. Devono saperlo, questo le donne devono saperlo al di là di ogni scelta personale. Non sono una parte della storia, fanno la storia esattamente come gli uomini ma viviamo in una società ancora assolutamente patriarcale  che considera la donna “proprietà”, quindi “oggetto”, se tu sei di qualcuno e non di te stessa allora potranno fare di te sempre ciò che vogliono. Ho dipinto  anche uomini ultimamente, e per me è stata una novità, perché ho deciso in questi ultimi due anni di rappresentare attraverso la pittura i fatti tragici di Capua Vetere,  e degli abusi di potere da parte delle forze dell’ordine a livello trasversale nel mondo, ma lo spunto iniziale è stato ascoltare le interviste delle vittime di Capua Vetere. Ho pianto, Sinceramente ho pianto, ho sentito una grande indignazione. Mi sono guardata i video. Tutte le tematiche dei diritti umani e dell’ambiente mi stanno a cuore, la lotta del movimento Black lives matter, le donne in Iran e nel mondo che lottano per le loro vite, i femminicidi,  i diritti umani ovunque siano negati, l’allarme climatico inascoltato, l’emergenza clima, tutto.

MP L’arte contemporanea si muove tra sperimentalismo performativo e tentativo di restituire all’artista una funzione sociale che renda la sua opera utile e comprensibile. Il momento della restituzione artistica diventa spesso relazione, esperienza, immersione. Qual’è la tua posizione rispetto a tutto questo?

Guarda posso agganciarmi a ciò che ti ho detto nella risposta precedente, se decido di affrontare un argomento, spesso riguarda i diritti umani, allora mi informo e mi documento, lavoro un po’ come un’attrice e un po’ come una giornalista, voglio conoscere l’esattezza della notizia, ma poi cerco se ci sono le testimonianze personali, perché voglio ascoltare quelle emozioni, spesso ho dipinto dopo essere stata a manifestare, documentare fotograficamente, sentire e partecipare, perché tutto mi deve passare attraverso, non si può dipingere senza sentire ciò che si dipinge. Nelle testimonianze di Capua Vetere potevo leggermi i fatti, ascoltarli al telegiornale, neutri, freddi e professionali, ma altra cosa è sentire chi ha subito violenza, le pause, quel non detto che ti spezza le ossa più delle parole, il respiro che fatica a fare uscire quel vissuto di immagini che  affollano la mente di chi ha subito violenza, la violenza psicologica, l’umiliazione, l’abuso di potere e umiliare chi non può difendersi è l’atto più vigliacco che l’essere umano possa mettere in atto, e tu senti attraverso il dolore degli altri, solo così diventa il tuo dolore, solo così elimini le distanze rassicuranti, un conto è sentire un numero di migranti che sono soccorsi dalle ong, un conto è dimenticarti di un “numero” e ascoltare i racconti delle “persone”, le tragedie e i sogni di quelle persone. E questo significa soffrire anche tu, annullare le distanze e capire che l’altro siamo noi. C’è quindi una ricerca a tutti gli effetti, oltre poi alla creatività e ai mezzi espressivi, c’è un interrogarsi continuo, un continuo prendere posizione e decidere ogni giorno da che parte stare, cosa non vuoi essere e cosa puoi e vuoi fare. In questo caso la mia pittura sono io, sono i miei stessi ideali in cui credo, è il mezzo artistico attraverso il quale io so esprimermi, ma non posso fare a meno di esprimermi, lo farei con qualsiasi mezzo, oggi stare in silenzio significa essere complici. Oggi il dissenso è un dovere. Lo diventa quando la democrazia è in pericolo, quando la nostra costituzione è inascoltata quando un sistema vince sulla giustizia.

MP Ci sono artiste che ammiri o da cui hai tratto o trai ispirazione?

Non traggo ispirazione da altri artisti o artiste ma perché cerco la mia unicità di stile, ogni artista deve essere unico, al di là che possa piacere o meno, deve lavorare sulla propria unicità, e sul proprio stile riconoscibile, quindi volutamente non mi ispiro a nessuno pur rimanendo affascinata da moltissimi artisti e artiste. Artiste che amo e stimo sì tantissime, per ogni forma d’arte, faccio solo qualche nome in pittura. perché sarebbe un elenco infinito, la grande Artemisia Gentileschi che è stata la prima donna a potere accedere a un’Accademia di Belle Arti considerata prima di lei appannaggio esclusivamente maschile, che ha subito violenze, tortura e un processo contro il suo stupratore, un’eroina moderna e che può insegnarci molto, oltre ad averci dato opere di una bellezza unica. Frida Kahlo, pittrice Messicana che amo molto, amo la pittura messicana e sono affascinata dal muralismo messicano, Amrita Sher Gil pittrice ungherese naturalizzata indiana, la sua pittura mi colpisce molto, definita la gemella indiana di Frida Kahlo, ma per me impropriamente, io preferisco vedere il suo stile come merita di essere visto come uno stile forte, potente e unico.

MP  Vuoi fare un augurio a chi  si occupa di arte, a chi crede che l’arte possa scuotere dal torpore, a chi sente il bisogno di credere che si possa immaginare e realizzare un mondo diverso?

Il mio augurio a chi crede che l’arte possa scuotere il mondo, a chi si augura che si possa in qualche modo immaginare e realizzare un mondo diverso, sì, se l’arte ancora oggi come in passato rappresenta una minaccia per ogni dittatura, che cerca di censurarla e quando non ci riesce asservirla al proprio potere, allora sì, significa che l’arte ha la possibilità di scuotere il mondo, di renderlo migliore, infatti è temuta da ogni dittatura che vuole farla tacere. L’arte è rivoluzione, verità, libertà e speranza.

Eloisa Guidarelli

 

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